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Descrizione:
Caratteristiche: dramma lirico in un prologo e tre atti di Giuseppe Verdi (1785-1867) su libretto di Temistocle Solera, tratto dal dramma di Friedrich Schiller Die Jungfrau von Orléans (1801).

Personaggi:

Carlo VII, re di Francia
Giovanna
Giacomo, pastore di Domrémy
Delil, ufficiale del re
Talbot, supremo comandante degli inglesi
Ufficiali del re, borghigiani, popolo di Reims, soldati francesi, soldati inglesi, spiriti eletti, spiriti malvagi.
Grandi del regno, araldi, paggi, fanciulle, marescialli, deputati, cavalieri e dame, magistrati, alabardieri, guardie d’onore.

Prologo:

La scena si apre a Domrémy, dove alcuni abitanti del villaggio chiedono notizie sulla situazione a Orléans agli ufficiali del re. Questi ultimi riferiscono che Carlo è ormai in fuga, mentre la città, stremata dalla fame e dalla miseria, è sul punto di cadere nelle mani degli inglesi. Tutti attribuiscono le calamità della Francia a un castigo di Dio, adirato perché, un tempo, anche i francesi avevano desiderato di conquistare altre terre. Sopraggiunge intanto Carlo, ormai rassegnato alla sconfitta ma disposto a pagare da solo le colpe della Francia. Egli rivela di aver visto in sogno un luogo in mezzo alla foresta dove si trovava un’immagine dipinta della Vergine Maria, dalla quale proveniva una voce che lo esortava a deporre le armi ai suoi piedi. I popolani confermano l’esistenza di quel luogo e subito Carlo decide di raggiungerlo, benché, a detta di tutti, sia infestato da demoni, maghi e streghe: egli infatti non può credere che degli spiriti malvagi possano riunirsi in un luogo sacro.
Nel frattempo Giacomo, il padre di Giovanna, si aggira in prossimità della cappella e si tormenta pensando alla figlia che lì è solita trascorrere le notti di tempesta, e che forse ha già concesso la sua anima al diavolo. Si nasconde quindi nella vicina caverna, in attesa di scoprire la verità. Finalmente arriva Giovanna, afflitta dal pensiero della Francia oppressa e in rovina. Il suo unico desiderio è quello di poter combattere i nemici e di salvare la sua patria e si rivolge pertanto alla Vergine, chiedendole un elmo e una spada per combattere, poi si addormenta.
Giunge intanto Carlo, che subito depone le sue armi ai piedi dell’immagine. Un coro di spiriti malvagi parla in sogno a Giovanna, tentandola di sviarla dal pensiero della sua missione con l’invito a godersi la sua giovinezza; ad esso si contrappone un coro di Spiriti eletti che, invece, la esorta a non abbandonare il suo proposito, poiché il cielo l’ha finalmente esaudita: l’elmo e la spada sono pronti, lei combatterà per la libertà della Francia ma “Guai se terreno affetto/accoglierai nel cor!”.  Giovanna si alza, prende le armi lasciate da Carlo e gli annuncia che Dio ha dato ascolto anche alla sua preghiera, e che la Francia sarà presto libera. Lei sarà la sua guida sui campi di battaglia, dove le insegne dei francesi voleranno sui cadaveri dei loro nemici. Completamente affascinato da Giovanna, Carlo è subito pronto a seguirla: “sì, ti seguo, ispirato guerriero… / tutta l’alma sfavilla di fé!” . Rivolgendo un’ultima preghiera alla Vergine, la Pulzella invoca la protezione divina sulla sua famiglia mentre Giacomo, ormai convinto che la figlia abbia patteggiato con il diavolo per amore del re, cade a terra sconvolto dal dolore.


Atto I:
Nel campo inglese, dopo la levata dell’assedio, i soldati di Talbot si aggirano confusi e persuasi ormai di non poter nulla contro una legione di demoni. È Giacomo a offrire loro un’inaspettata via d’uscita: vuole combattere contro il Delfino, prima causa del suo disonore e di quello della figlia, e promette che prima di sera la sciagurata figlia sarà nelle loro mani.
A Reims, intanto, Giovanna rimpiange il suo paese natale e gli affetti lontani, ai quali desidera fare ritorno, ma Carlo, che ha ascoltato di nascosto le sue parole, si fa avanti e le confessa di voler morire per mano sua piuttosto di perderla e le dichiara quindi il suo amore. Sconvolta e disperata, Giovanna sente di non essere più l’inviata di Maria e tenta invano di opporsi a quell’affetto terreno: anche lei lo ama e glielo confessa, mentre gli angeli tuonano ancora il loro oscuro monito: “Guai se terreno affetto/accoglierai nel cor!” . Soltanto Giovanna riesce a udire il loro terribile avvertimento e immediatamente si libera dalle braccia di Carlo. Giunge Delil con alcuni ufficiali per annunciare l’inizio della cerimonia dell’incoronazione, durante la quale anche Giovanna avrà la sua parte di onori. Egli desidera ricevere la corona soltanto da lei, ma per Carlo, la gemma più preziosa sarà loro amore. A Giovanna non resta che rimpiangere di non essere morta sui campi di battaglia, e si augura che ogni giorno che le resterà da vivere sia un giorno di dolore per espiare la sua colpa. Mentre il Delfino la prende per mano per condurla con sé, un coro di spiriti malvagi canta vittoria.

Atto II:
Sulla piazza a Reims il popolo in festa acclama al corteo reale diretto alla cattedrale. Carlo e Giovanna incedono tra la folla, mentre Giacomo attende di mettere in atto il suo proposito di vendetta. Terminata la cerimonia dell’incoronazione, il nuovo sovrano trattiene la sua paladina che sembra invece voler fuggire l’omaggio del popolo, quando ecco Giacomo, il quale non esita ad accusarla pubblicamente di stregoneria. Carlo inorridisce e la supplica di difendersi da quelle terribili accuse, ma Giovanna accetta muta la sua sorte per espiare il suo peccato, gettandosi in lacrime tra le braccia del padre. Questi la conduce via verso il luogo dove l’aspetta il rogo, unico possibile riscatto per la sua anima: la figlia, ancora silenziosa, aspetta volentieri la sua croce. Anche Carlo, a quel punto, la caccia e la maledice, preoccupato di ciò i posteri potranno pensare di un sovrano che ha ottenuto la sua vittoria grazie all’aiuto di una donna tanto infame e impura.

Atto III:
Nella sua prigione, Giovanna aspetta in catene di essere condotta al rogo, ma quando improvvisamente sente il clamore invadere i campi di battaglia, istintivamente incoraggia i suoi soldati a non arrendersi. Il padre la osserva di nascosto, sconvolto da quelli che ritiene essere insani deliri; Carlo viene intanto accerchiato dagli inglesi e Giovanna non esita allora a rivolgersi a Dio, al quale affida la sua anima: il suo cuore è stato vinto dall’amore terreno, ma solo per un istante, e in nessun modo la sua purezza è stata compromessa. Giacomo, disperato, capisce di averla accusata ingiustamente e la libera dalle catene, chiedendole perdono. Giovanna chiede la sua benedizione e la sua spada, quindi si precipita a combattere per salvare il re e i suoi soldati.
Carlo è di nuovo salvo per merito della Pulzella e, come lei stessa gli ha chiesto, corre a salvare Giacomo, profondamente pentito di averla abbandonata al furore del popolo. Delil, infine, annuncia la definitiva sconfitta degli inglesi, ma anche la morte di Giovanna. I soldati francesi conducono il suo corpo, ma improvvisamente la fanciulla apre gli occhi e si alza per riprendere il suo stendardo e riportarlo in cielo, dove la attende la Santa Vergine che le sorride e le indica la via. Giovanna saluta per sempre la Francia e la sua gloria mortale, prima di cadere di nuovo a terra, morta. Una luce si diffonde allora nel cielo, tutti si inchinano davanti al suo corpo e mentre gli Spiriti eletti la accolgono, i demoni riconoscono la loro sconfitta.

Commento:
Giovanna d’Arco è la settima opera di Giuseppe Verdi, composta per la Scala di Milano durante gli “anni di galera”, come lui stesso li aveva definiti, il lungo periodo di sperimentazione (1839-1849) caratterizzato dalla frenetica produzione di ben 14 drammi in successione, nell’affannosa ricerca del primato in campo operistico. Il libretto, scritto da Temistocle Solera, traeva la sua ispirazione dalla "Jungfrau von Orléans" di Friedrich Schiller, opera che Verdi aveva conosciuto frequentando il salotto di Clarina Maffei, un esclusivo circolo culturale che richiamava artisti, musicisti, scienziati e politici dell’epoca. Suo marito, il conte Andrea Maffei, aveva tradotto diverse opere di Schiller, poi confluite in altre produzioni di Verdi (I masnadieri, Luisa Miller, Don Carlos). Non è scorretto, dunque, affermare che i suoi drammi in musica contribuirono notevolmente alla diffusione della fama del poeta tedesco in Italia.
Come anche altre opere composte da Verdi negli anni Quaranta, Giovanna d’Arco rispecchia le correnti di pensiero e gli ideali politici e patriottici del Risorgimento e non a caso, nel prologo, Carlo esprime tutta la sua disperazione per le sorti della sua “misera Terra”, distrutta da “un’orda immensa di barbari ladri […] cui spinge rea voglia fuor del cerchio che il Nume ha segnato”. Tuttavia, la dimensione nazionalistica non è il solo elemento predominante: Verdi, infatti, non aveva mai partecipato attivamente alla vita politica e il suo scopo era soprattutto quello di sottolineare le passioni, i conflitti psicologici dei suoi personaggi e le istanze di una società borghese in evoluzione che faceva dell’uguaglianza, della solidarietà e del sacrificio i suoi principali valori.
Verdi/Solera conservano grossomodo l’intreccio e le tematiche della tragedia di Schiller, ma non potendo riprodurla fedelmente, dato che un libretto comporta di per sé dei cambiamenti, è lui stesso a intervenire sulla parte scritta in funzione della musica e a chiedere al librettista brevità e concisione. Così, dai ventisette personaggi della Jungfrau von Orléans, tra i quali non mancano Dunois e La Hire, Agnès Sorel, il duca di Borgogna, Talbot e una spietata Isabella di Baviera, si passa ai cinque della Giovanna d’Arco di Verdi, mentre gli atti che la compongono si riducono da cinque a tre, come altrettanti sono i principali momenti del dramma: equilibrio e rottura, trionfo e caduta, condanna e riscatto.
Il prologo è riservato ai principali protagonisti, Carlo, Giovanna e Giacomo, suo padre e suo principale antagonista, ai quali danno voce un tenore, un soprano e un baritono, un terzetto divenuto ormai classico nella tradizione del melodramma romantico. Verdi ci presenta una Giovanna misteriosa e solitaria, molto simile a quella di Schiller, abituata a trascorrere le “notti procellose” presso una cappella nel bosco, luogo d’incontro degli spiriti infernali. La sua inquietudine, tuttavia, non ha niente a che vedere con il tormento dell’eroe romantico perennemente in conflitto con la società, ma la spinge all’impegno morale e concreto per riscattare la Francia oppressa dall’invasore. Come in Schiller, a lacerare la sua anima sarà invece il conflitto tra il profondo senso della sua missione e la sua appassionata umanità, tra il suo essere guerriera di Dio e lo scoprirsi, nello stesso tempo, donna vulnerabile all’amore, un sentimento che la allontana dal dovere nei confronti del padre celeste, della patria e del padre terreno. Ma se la Pulzella del poeta ha l’ardire di innamorarsi del nemico - l’affascinante capitano Lionel - il compositore e il librettista mettono invece il re al centro del suo cuore, quasi a voler giustificare l’aver trasgredito l’ordine del Cielo con un amore per chi, della patria, è il supremo rappresentante e non l’oppressore. A tutto ciò si aggiunge il conflitto non meno aspro con l’autorità paterna, che si realizza tragicamente con la terribile accusa di stregoneria rivolta da Giacomo alla figlia. Per contro, in Schiller, la figura del padre resta relativamente in ombra, mentre nell’opera di Verdi questa incombe pressoché costantemente sul destino dell’eroina: la sua pronta risposta alla chiamata divina innesca il dramma personale di Giacomo per il sacrilegio commesso dalla figlia, e la rottura è tale che egli non esita a patteggiare con gli inglesi pianificando di consegnare loro Giovanna. Niente, comunque è irreversibile: diversamente da Schiller, il quale non contempla alcun ravvedimento da parte del genitore, Verdi fa sì che egli invece comprenda il proprio errore. Nel primo atto, la vista della figlia raccolta in preghiera ai piedi della quercia alimenta i suoi terribili sospetti, poi confermati dall’incontro tra lei e Carlo; nel terzo, la disperata supplica che lei rivolge a Dio diventa per Giacomo la prova della sua innocenza. Giovanna si getta tra le sue braccia, così come aveva fatto nel momento in cui veniva da lui trascinata via per consegnarla agli inglesi. La riconciliazione con il padre diventa inoltre di estrema importanza per far sì che la Pulzella riassuma il suo ruolo di guerriera: è lui che spezza le catene che la imprigionano, ed è la sua spada, e non più quella di Carlo, con la quale l’eroina si prepara ad affrontare la sua ultima battaglia.
Completamente assenti dalla rappresentazione sono le scene di guerra, limitate al racconto dei vari personaggi, mentre al coro, Verdi affida il compito di dare voce ai contrasti interiori della protagonista, come nel caso degli Spiriti malvagi del primo atto, “Tu sei bella…”, il cui scopo è far desistere l’eroina dal compiere la sua missione, e degli Spiriti eletti, “Sorgi! I Celesti accolsero…” che la esortano invece all’azione. Il coro anche la funzione di rappresentare la collettività e di introdurre o richiamare le vicende narrate: ne è un esempio la voce del popolo in festa, “Dal cielo a noi chi viene…” che annuncia l’incoronazione di Carlo e acclama la Pulzella, una gioia collettiva turbata però dalla presenza di Giacomo, il quale attende il termine della cerimonia per mettere in atto la sua vendetta. A più riprese, il coro commenta in modo incisivo le azioni dei personaggi, ed è questo il caso della voce che interviene nel dialogo concitato tra Giacomo, nel momento in cui accusa pubblicamente la figlia di aver stretto un patto con il demonio, “Quale orror!”; Carlo, nei suo tentativo di strappare all’accusata una dichiarazione di innocenza “Non risponde!... non risponde!...” e Giovanna, che pure resta muta “Sì! La colpa è manifesta. / L’empia tace… non lo nega… / Via la strega! Via la strega! ”.
Verdi, come Schiller, fa morire la sua Pulzella sui campi di battaglia anziché sul rogo, una scelta dovuta sia a esigenze di brevità, sia allo scopo di far sì che il personaggio incarnasse fino in fondo quell’ideale patriottico che l’aveva spinta all’azione e che pure l’aveva resa santa allo stesso modo in cui, nella realtà storica, la Pulzella era santa i virtù dell’accettazione della condanna a morte per non rinnegare la sua fede.
Giovanna sale dunque al cielo portando con sé il suo stendardo e le insegne francesi, come guerriera e gloriosa martire della patria.

Autore: Giuseppe Verdi

Datazione: 1845

Ed. moderne:

Libretto:


http://www.librettidopera.it/zpdf/giodarco.pdf

Giovanna d’Arco, dramma Lirico di T. Solera, posto in musica dal M.° Giuseppe Verdi, da rappresentarsi nell. I. R. Teatro alla Canobbiana la Primavera 1851. Milano, dall’I. R. stabilimento nazionale privileg.° di Giovanni Ricordi, 1851.
https://archive.org/stream/giovannadarcodra00verd_6#page/n1/mode/2up

Giovanna d’Arco, dramma lirico in un prologo e tre atti, musica di Giuseppe Verdi. Rappresentato per la prima volta al Teatro alla Scala in Milano il 15 febbraio 184
5. Opera completa per pianoforte. R. Stabilimento Tito di Gio. Ricordi e Francesco Lucca di G. Ricordi & C., Milano, Roma, Napoli, Palermo, Londra, s.d.
https://archive.org/details/imslp-darco-verdi-giuseppe

Commento: Schiller Institute. Giuseppe Verdi: Republican and Dramatist, by Claudio Celani. How Italy Became A Nation: The Genius of Verdi and the Statesmanship of Cavour, Verdi, Cavour, and the Struggle To Create The Italian Nation
http://www.schillerinstitute.org/music/verdi_eir_ccc.html#fn3

Video:

Giuseppe Verdi, Giovanna D’Arco. Direttore: Francesco Meli; Teatro alla Scala di Milano, 2015.
“Sotto una quercia parvemi...Pondo è letal, martirio…”
https://youtu.be/5KOhXIIxLQo

“Dal cielo a noi chi viene… Ecco il luogo e il momento!”
https://youtu.be/ye6aZXiPzx8

Giuseppe Verdi, Giovanna d’Arco. Direttore: Bruno Bartoletti; Teatro Regio di Parma, 2008.
https://youtu.be/5N7SKyAaUHs

Giuseppe Verdi, Giovanna d’Arco. Direttore: Riccardo Chailly; Teatro Comunale di Bologna, 1989.
https://youtu.be/KqJwV-QmTH8

Nazione: Italia

Parole chiave

  • Dramma lirico, Verdi, Solera