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Descrizione: Prima rappresentazione dell’eroina di Francia nella letteratura inglese, la Giovanna d’Arco ritratta nella prima parte dell’Enrico VI raccoglie il pensiero ostile di una tradizione britannica destinata a rimanere ben radicata anche tra gli scrittori immediatamente successivi. A Holinshed e Hall, le due principali fonti dell’opera, si aggiungono la Chronicle di Grafton, la storia d’Inghilterra di Virgilio e le cronache di Jean Froissart, fonti che Shakespeare non esita ad alterare a vantaggio degli effetti drammatici, riuscendo a sfruttare al meglio le diverse sfaccettature che caratterizzano la Giovanna d’Arco storica per dare vita a un personaggio oscuro e inquietante, costantemente in bilico tra santo e demoniaco, casto e impuro.
Giovanna viene introdotta sulla scena da Dunois come “la santa Pulzella che supera le nove sibille dell’antica Roma”; lei stessa si presenta poi da Carlo VII come una povera figlia di pastori incaricata dalla Vergine di liberare la Francia. Il riconoscimento del Delfino conferma le sue virtù profetiche, mentre il duello tra i due ne attesta immediatamente il valore. Carlo, completamente affascinato da questa intrepida amazzone, si dichiara suo servo innamorato e sottomesso, ma lei non può cedere alle lusinghe d’amore: “Assigned I am to be the English scourge” (  “The First Part of Henry VI” in The Arden Edition of the Works of William Shakespeare [1909], p. 16).
Giovanna prende inesorabilmente possesso dell’universo maschile, rovesciandone interamente le gerarchie, e la sua avanzata getta immediatamente nello scompiglio gli avversari, che fuggono in preda al terrore. Mentre Salisbury muore sul campo di battaglia, Talbot, incapace di comprendere come i suoi soldati possano essere spaventati a tal punto da una donna, giura di annientare la strega dei francesi. Shakespeare ignora completamente che in realtà i due non si erano mai incontrati e mette in scena un feroce duello tra il campione degli inglesi e la paladina del Delfino, che però si conclude senza vincitori né vinti.
La levata dell’assedio di Orléans scatena la collera degli inglesi, cui non resta che spiegare i successi degli avversari chiamando in causa le magie infernali di una Pulzella-puttana incinta del suo sovrano, mentre Bedford inveisce contro il Delfino con le parole di Hall e di Holinshed: Coward of France, how much he wrongs his fame/Despairing of his own arm’s fortitude/to join with witches and the help of hell!” ( Ibid., I, 2: 19). Al successo dei francesi si contrappone un’antistorica riscossa della città da parte di Talbot e dei suoi soldati, un fatto che mina la fiducia di Carlo nella sua profetessa. Quest’ultima ricompare durante un anacronistico assedio di Rouen, durante il quale riesce ad avere la meglio sugli avversari, per poi essere nuovamente sconfitta. Shakespeare enfatizza il più possibile la dubbia moralità di Giovanna, già messa in evidenza dai cronisti inglesi, e trasforma la messaggera di Dio in una pericolosa ammaliatrice che non solo tenta di sedurre il figlio di Talbot, ma riesce perfino a conquistare co parole suadenti il duca di Borgogna, il quale passa immediatamente dalla parte dei francesi. La sua conversione alla causa del Delfino e la successiva morte di Talbot costituiscono gli ultimi successi di Giovanna. Dopo il fallimento dell’attacco sferrato alla città di Parigi, le sue forze vengono meno e non le resta che invocare i suoi spiriti. L’apparizione dei suoi demoni mette a nudo la vera natura della sua missione, ma il loro silenzio di fronte alla sua richiesta di aiuto cancella per lei ogni speranza.
L’oscura ambiguità di Giovanna d’Arco raggiunge il suo culmine nell’ultimo atto, dove Shakespeare trasforma l’eroina nell’Ecate farneticante che inveisce contro Carlo e gli inglesi, rinnega il padre rivendicando la propria discendenza da una nobile stirpe di re e si dichiara vergine fin dall’infanzia. Agli inglesi rimprovera la loro incapacità di credere che i miracoli possano giungere anche dal cielo e non necessariamente dall’inferno, ma la loro indifferenza di fronte alla sua arringa scatena ulteriormente il suo furore: la Pulzella si dichiara allora incinta di tutti i nobili di Francia e scaglia la sua ultima maledizione sugli inglesi, senza che questo possa risolvere la questione della sua verginità, e senza offuscare completamente l’immagine della donna forte e piena di coraggio descritta nelle prime scene.

Autore: William Shakespeare (1564-1616)

Datazione: ca. 1591

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Nazione: Inghilterra

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Parole chiave

  • History Play, Shakespeare, 1 Henry VI
William Hamilton, Joan of Arc and the Furies (1790)
http://shakespeare.emory.edu/illustrated_showimage.cfm?imageid=109