Opera: Crave

Traduzione: Barbara Nativi

Data debutto: 29/09/2001

Luogo debutto: Teatro della Limonaia, Sesto Fiorentino (Intercity Berlin II)

Regia: Barbara Nativi

Compagnia/Produzione: Laboratorio Nove

Interpreti e team creativo
con Angela Antonini (C), Sandra Garuglieri (M), Silvano Panichi (A), Gabriele Venturi (B)
scene e costumi Dimitri Milopulos
musiche originali Marco Baraldi

Tournée/Riprese
Teatro della Limonaia, Sesto Fiorentino (5-7 aprile 2002)
Teatri di Vita, Bologna (12-14 aprile 2002, all'interno della rassegna "Dedicato a Sarah Kane")
Teatro Litta, Milano (3-8 maggio 2002)
Galleria Toledo, Napoli (1-6 aprile 2003)
Centro Amazzone, Palermo (5-6 luglio 2003)

Descrizione: «Crave è un testo sulla liberazione»: queste le parole di Barbara Nativi, nelle Note che accompagnano la produzione della prima italiana del penultimo testo di Sarah Kane, dopo un percorso iniziato nell'estate del 2000 con la presentazione di un primo studio al festival di Radicondoli (SI), proseguito durante Intercity nello stesso anno e con un'anteprima alla Limonaia nel maggio del 2001. Una modifica attoriale nella versione presentata a Intercity Berlin II prevede Gabriele Venturi al posto di Frederik Neuwahl nel ruolo di B, mentre si mantengono stabili Silvano Panichi (A), Angela Antonini (C) e Sandra Garuglieri (M).
Lo spettacolo si articola in due momenti distinti: il pubblico viene inizialmente diviso in gruppi e accompagnato ad assistere ai monologhi (recitati tradizionalmente oppure riportati a schermo, scritti in diretta così come rievocati, ma non pronunciati) dei singoli personaggi, rinchiusi in quattro spazi diversi l'uno dall'altro, sempre in grado però di amplificare la sensazione di invasione voyeuristica da parte degli spettatori. In seguito, i quattro attori e il pubblico si ritrovano nella medesima sala, dove A, B, C e M ripercorrono l'intero testo di Crave seduti in riga dietro a una scrivania di legno  e davanti alla proiezione delle loro stesse figure, sedute dietro lo stesso tavolo ma filmate e riprodotte in asincronia rispetto a quanto accade in scena.
Qui, in una sorta di conferenza stampa simmetrica, equilibrata, i personaggi si pongono sullo stesso piano rispetto agli spettatori-ascoltatori: tutti si assumono la responsabilità di un testo privo di trama, una «partitura musicale», come la descrive sempre Nativi, nella quale non solo le parole, ma anche quello che le separa e dà loro significato - i silenzi, le attese - svolge un ruolo nella costruzione di un senso non univoco, ma plasmato da coloro che sono chiamati a partecipare all'evento teatrale.
Una produzione che non eccede nello psicologismo né nell'estremismo a volte ormai didascalico della ricerca teatrale, ma che, lasciando spazio tanto agli interpreti quanto al pubblico di scavare nella profondità nel testo, produce un effetto di toccante rivelazione del potere creativo dell'atto teatrale.
Lo spettacolo si aggiudica il Premio Ubu 2002 per Miglior Novità Straniera ex aequo con la messinscena di 4.48 Psychosis di Pierpaolo Sepe e gli adattamenti di Pippo Delbono (Gente di plastica) e Teatro Libero (Sinfonia per corpi soli).

Contributi critici scelti
Patalogo n. 25, p. 60; "I festival" pp. 164-5.
Roberto Incerti, "Così dolce così violenta. Ritratto di Sarah Kane", La Repubblica (17 settembre 2000) https://bit.ly/2wG6TNp
Sara Chiappori, "La scrittrice maledetta in un doppio spettacolo", La Repubblica (30 aprile 2002) https://bit.ly/2Oq3Q3j