Traduzione: Barbara Nativi
Data debutto: 30/06/2008
Luogo debutto: Teatro Alfieri, Asti
Compagnia/Produzione: Teatro Elfo Puccini/ Cop. Astiteatro
Interpreti e team creativo
con Elena Russo Arman, Paolo Pierobon, Andrea Capaldi
suono Giuseppe Marzoli
scene e costumi Carlo Sala
luci Nando Frigerio
Tournée/Riprese
Teatro dell'Elfo, Milano (21 ottobre-16 novembre 2008)
Teatro delle Passioni, Modena (20-23 novembre 2008)
Descrizione: Dopo Barbara Nativi e Laboratorio Nove, è Elio De Capitani a confrontarsi con l'estrema complessità performativa di un testo come Blasted, che risulta un'impresa riuscita solo secondo una parte della critica (per i limiti della produzione, vedi Cordelli, Quadri e Gnesi).
De Capitani concentra la sua attenzione sulla sacralità di un testo come quello di Kane, in grado secondo lui di avvicinare lo spettatore a una soglia temibile, ma necessaria per comprendere l'orrore senza doverlo sperimentare sulla propria pelle: «Accade raramente che il teatro sappia aprire quella soglia: solo nei casi felici in cui la messa in scena dà corpo all’immaginario dell’autore, al testo profondo e non solo alle parole» (dal programma di sala). E il regista si sente in grado di affrontare questa soglia nel momento in cui sono disponibili quelli che lui considera gli attori ideali: Paolo Pierobon, un affezionato dell'Elfo, nei panni di Ian, Elena Russo Arman, che interpreta Cate, e Andrea Capaldi, un soldato imponente e bestiale, quasi da film d'azione hollywoodiano.
Le scene ambientate a Leeds sono più marcatamente contemporanee di quelle immaginate da Kane nel 1995, mentre si amplia il respiro complessivo dell'opera, che, nel 2008, non può che richiamare conflitti più recenti rispetto a quella nei Balcani, dall'Afghanistan all'Iraq, fino alla minaccia permanente del terrorismo su scala mondiale.
Una dimensione globale che alimenta l'auto-distruzione e che permea tutto e tutti, ma che, contemporaneamente e contraddittoriamente, stabilisce anche gli estremi di una cornice collettiva e comunitaria fondamentale, nelle parole di Capitani, per Kane: «Il suo teatro (...) anche il più disperato, è scritto per opporsi alla disperata solitudine dei fatti terribili del mondo. Un’opposizione etica, politica ed esistenziale».